CANTICO DEI CANTICI CAPITOLO 7, 1-14. Un inno all’amore e alla bellezza.

In questi giorni in cui si respira odore di censura, come se il corpo fosse solo veicolo di peccato e violenza, vogliamo liberarne tutta l’universale bellezza. Alla bellezza delle donne dedichiamo la più preziosa delle letterature, la più mistica delle poesie: la celebrazione dell’amore!

CANTICO DEI CANTICI CAPITOLO 7, 1-14

7,1 – Vòltati, vòltati, Sulammita, vòltati, vòltati: vogliamo ammirarti. Che cosa volete ammirare nella Sulammita durante la danza a due cori

7,2 – Come sono belli i tuoi piedi nei sandali, figlia di principe! Le curve dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mani d’artista.

7,3 – Il tuo ombelico è una coppa rotonda che non manca mai di vino aromatico. Il tuo ventre è un covone di grano, circondato da gigli.

7,4 – I tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella.

7,5 – Il tuo collo come una torre d’avorio, i tuoi occhi come le piscine di Chesbon presso la porta di Bat-Rabbìm, il tuo naso come la torre del Libano che guarda verso Damasco.

7,6 – Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo e la chioma del tuo capo è come porpora; un re è tutto preso dalle tue trecce.

7,7 – Quanto sei bella e quanto sei graziosa, o amore, piena di delizie!

7,8 – La tua statura è slanciata come una palma e i tuoi seni sembrano grappoli.

7,9 – Ho detto: Salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri. Siano per me i tuoi seni come grappoli d’uva e il tuo respiro come profumo di mele.

7,10 – Il tuo palato è come vino squisito, che scorre morbidamente verso di me e fluisce sulle labbra e sui denti!

7,11 – Io sono del mio amato e il suo desiderio è verso di me.

7,12 – Vieni, amato mio, andiamo nei campi, passiamo la notte nei villaggi.

7,13 – Di buon mattino andremo nelle vigne; vedremo se germoglia la vite, se le gemme si schiudono, se fioriscono i melograni: là ti darò il mio amore!

7,14 – Le mandragore mandano profumo; alle nostre porte c’è ogni specie di frutti squisiti, freschi e secchi: amato mio, li ho conservati per te.

Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?

Cicerone

Catilina aveva tentato la scalata al potere attraverso la candidatura al consolato ma, dopo aver fallito per ben tre volte (66, 64 e 63 a.C.), ordì una congiura per rovesciare la Repubblica Romana ed estromettere il senato. L’intento era di sollevare la plebe, eliminare il console Cicerone e i principali senatori avversari, mentre un esercito era pronto in Etruria per prendere le armi.

Una sera, due congiurati, col pretesto di un saluto al console Cicerone presso la sua abitazione, cercarono di ucciderlo. Ma Cicerone era stato messo al corrente di tutto dall’amante di uno dei congiurati e riuscì a salvarsi; quindi smascherò Catilina.

Nonostante il totale fallimento della sua sporca congiura, Catilina, con quella che oggi si definirebbe un’incredibile faccia di bronzo, si presentò tranquillamente in Senato, come se nulla fosse.

E fu allora che Cicerone – era l’8 novembre del 63 Avanti Cristo – pronunciò davanti ai senatori una delle più celebri e straordinarie orazioni, il cui incipit suona così:

Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Quamdiu etiam furor iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?

(Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza?  Quanto a lungo ancora codesta tua follia si farà beffe di noi? Fino a che punto si spingerà la tua sfrenata audacia?).

E prosegue così:

Patere tua consilia non sentis, constrictam iam horum omnium scientia teneri coniurationem tuam non vides? Quid proxima, quid superiore nocte egeris, ubi fueris, quos convocaveris, quid consilii ceperis, quem nostrum ignorare arbitraris?

(Non ti avvedi che le tue trame sono scoperte? Non vedi che a quanti sono qui è palese e manifesta la tua congiura? E credi che alcuno di noi ignori ciò che hai fatto nella notte passata e nell’antecedente ed in qual luogo sei stato, con chi ti sei radunato e che cosa abbiate deliberato?)

Da CICERONEOrazione I contro L. Catilina

Successivamente Catilina si allontanò da Roma e Cicerone, riuscito ad avere prove schiaccianti contro di lui, informato il popolo e il senato, ottenne  la condanna dei congiurati.

——–

Ciò accadeva tanto tempo fa.

Mutatis mutandis potrebbe accadere anche oggi.

Sempre COLPEVOLE “in quanto uomo”

Riceviamo e volentieri (si fa per dire, visto il contenuto del racconto…) pubblichiamo.

COMUNQUE COLPEVOLE: pena di genere.

Come posso proclamare la mia innocenza al cospetto di reati talmente gravi che mi vedono indagato da oltre due anni, con “la madre” parte lesa?

Ho ottenuto l’inimmaginabile, per essere solo un uomo, solo un padre.

Cronologia

Dopo aver subito per un anno percosse e offese di ogni tipo, nel gennaio 2011, vengo aggredito con mio figlio in braccio, difendo lui e allontano con un morso e una spinta “la madre”, dopo un anno mi viene commisurata la pena a 4 mesi per lesioni personali (582); il certificato di pronto soccorso, oltre a diagnosticare il danno procuratomi, cita “strie iperemiche analoghe precedenti emivolto sinistro, presumibilmente di analoga natura precedenti”.

Nessun testimone, le è bastato dichiarare che l’ho aggredita, per vedersi archiviata la mia querela, legittima difesa.

Prosegue la convivenza, nel marzo del 2011 altra querela per un pugno al volto, presentata a mia insaputa, che io le avrei sferrato in presenza dei figli (della sua precedente unione), nessun certificato medico, nessuna percossa, ecchimosi altro.
Convocato in questura produco oltre 20 foto del giorno successivo alla presunta aggressione, che ci ritraggono serenemente abbracciati e giocosi in un giardino pubblico alla presenza dei di lei figli e di nostro figlio, evidente l’inesistenza del pugno.
Lei ritira la querela, io accetto la remissione.

Prosegue la convivenza, periodi di serenità ed intimità, week end lunghi. etc. intervallati da qualche discussione, avendo lei capito che non sono più disposto a proseguire simile relazione.

Arriviamo ad un pomeriggio di giugno: tornato da lavoro, le comunico che ho appurato la presenza di altre figure maschili nella sua vita privata già dal mese di aprile (due le contatto personalmente, della terza lo scopro ad agosto).
Alle ora 22:40 mentre ero a letto, nello stato di dormiveglia, e con mio figlio accanto, vengo di nuovo aggredito al volto e insultato pesantemente.
Per questo episodio sporgo querela, senza produrre certificato di pronto soccorso; lei verrà successivamente rinviata a giudizio per percosse ingiurie e minacce (con 81 continuato).

La mattina successiva arrivato in ufficio, il mio titolare mi invita a tornare a casa.

Dormo il venerdi sul divano deciso ad andare via il sabato, non prima di essermi recato in questura, con mio figlio ove aggiorno il vice questore. La mattina stessa “la madre” fa richiesta di ammonimento da stalking contro la mia persona  (612 bis), archiviata con non luogo a procedere alla richiesta stessa, dopo aver prodotto memorie difensive, all’unità anticrimine competente. nessun ammonimento, restrizione etc.

Lei inizia a non farmi vedere mio figlio, quando mi reco a casa, se la trovo, non apre la porta e chiama la forza pubblica.
Quando è “apparentemente” lucida, comunichiamo. Mi dice: “Tu non puoi essere qua, mi crei ansia e paura” (sino al giorno prima mi invia sms amorevoli), chiama le forze dell’ordine, io aspetto sempre il loro arrivo.

Successivamente le chiamerò io almeno 10 volte, ribadendo il mio diritto a stare con mio figlio.

Vengo nel frattempo riconvocato all’unità anticrimine, mi viene detto: “Signor X questo è stalking” io rispondo: “No questa è sottrazione di minore“. Non la seguo, non la minaccio, ecc ecc. Lei stessa, riconvocata all’anticrimine, dichiara di non aver subito minacce, di non essere stata inseguita ecc dal sottoscritto.

Arriviamo ai primi di settembre, non vedo mio figlio dalla fine di giugno, non so nulla di lui; ripetute quanto inutili comunicazioni tra legali; “la madre” pensa bene di farsi un pò di vacanza, con lei nostro figlio. Saputo da una parente il luogo di villeggiatura (a casa di un amico), prima avverto la questura competente chiedento l’intervento della volante per accertrele condizioni di mio figlio, spiegando che non c’era nessuna disciplina relativamente all’affidamento, ai diritti di visita, altro.

Alla risposta dell’agente incaricato: “Se è con la madre va bene“, dopo avergli spiegato la sua totale ignoranza in materia di sottrazione dei minori, mi allontanavo salutando con il più classico: “Ma vai a ca**re“.

Direttomi presso la civile abitazione, con videocamera accesa, mi veniva concesso di entrare e fare due chiacchiere con “la madre”, nel giardino subivo l’ennesiva aggressione al volto, dopo comunque che mi veniva offerto un caffè “dall’amico”, che silente ed in disparte assisteva alla discussione, cordialmente salutavo.

L’indomani mi presentavo spontaneamente presso l’unità anticrimine, e producevo video e foto attestanti l’effettiva sottrazione di minore; mi sentivo risponder:e “questo è stalking!” e rispondevo: “Bene, arrestatemi, a mio avviso continua la sottrazione di minore e voi siete complici di quanto sta accadendo“. Era un giorno di settembre 2011; lo stesso giorno veniva archiviato il procedimento come non luogo a procedere alla richiesta.

Nei giorni successivi continuavo a fare richiesta di intervento al 112 e 113 per farmi vedere mio figlio, essendo questo un mio diritto, almeno una volta al giorno. Un giorno di settembre mi recavo di nuovo a casa, verso le 09:30, chiaramente sempre pre-avvertendo la forza pubblica delle mie intenzioni; suonato il campanello e apertasi la porta, mio figlio, alla mia vista, mi correva incontro; io lo prendevo in braccio e comunicato “alla madre” che lo avrei riportato alle 17:00 mi dirigevo verso il parcheggio.

Lei, venendomi dietro, minacciava di farmi arrestare e di chiamare la forza pubblica; io replicavo dicendole che li avevo gia avvertiti ma che di mattina erano impegnati; lei provava a richiamare, essendo decisa a non fare stare insieme padre e figlio neanche mezza giornata.
Mi comunicava che stavano arrivando.

Mio figlio era sempre in braccio a me ed io cercavo di distrarlo; “la madre” lo rivoleva a tutti i costi e iniziava cosi un girotondo intorno alla macchina, ogni tanto lei dava qualche pugno sul tetto e si metteva seduta sul cofano.
Dal portabagagli estraevo la prima bicicletta di mio figlio che avevo in macchina da circa due mesi; lei la la afferrava e me la scagliava contro colpendomi tra il collo e l’orecchio, contestualmente mi graffiava il volto e, strappatami la camicia, non solo mi prendeva a calci, ma si scagliava pure violentemente verso la macchina prendendola pure a calci e pugni.
Io stavo  immobile con mio figlio in braccio e impaurito, mentre “la madre” mi percuoteva: rimanevo fermo e ringraziavo, dentro di me, il Signore che mi dava tanta forza.

Intervenuta la volante, dicevo loro le mie intenzioni, dopo la ferma opposizione della madre che sosteneva ch,e essendo io matto, non avrei riportato mio figlio; veniva avvisato il PM della Prcura dei Minori che mi “invitava” a “lasciare il figlio alla madre“, convocandoci entrambi per il lunedi successivo.
Non potevo, di fronte ad un PM, non ottemperare.

Per questo episodio ho sporto regolare querela e “la madre” è stata rinviata a giudizio per lesioni colpose ingiurie e minacce (con 81 continuato).

Contestualmente presentavo due diverse querele di sottazione di minore (574) per due periodi diversi, dimostrando con copiosa documentazione la ferma volontà della madre ad utilizzare mio figlio come strumento finalizzato a misure restrittive nei miei confronti, spiegando la dinamica dello stalking indotto.

Dopo un anno venivano archiviate con la motivazione che la situazione psicologica della signora non potevano far pensare la volontarietà
della stessa di commettere un reato.

Il lunedi successivo “la madre” presentava querela per stalking presso la Procura del Tribunale e “la nonna” pure regolare querela contro la mia persona per minacce generiche, ingiurie, appostamenti e inseguimenti, nonchè minacce di morte per l’intero gruppo parentale (figlia marito e nipoti) sostenendo che avevano paura ed erano oramai costretti a vivere uno stato di semireclusione.

Circa un anno dopo la querela veniva archiviata in quanto il GIP riteneva che io mi fossi recato presso l’abitazione della madre solo per vedere mio figlio, insomma solo per avvalermi di un diritto.

La querela della madre invece sino a giugno 2013 non ha avuto nessun riscontro: dunque nessun ammonimento, restrizione alcuna, avviso di garanzia o altro.

A seguito delle ripetute telefonate “della madre” che descriveva atteggiamenti da me assunti, ed in base evidentemente al copioso fascicolo presentato, ad oggi sono in regime di 415 bis (devo produrre memorie), difendendomi da accuse che mi descrivono come un orco malato, psicopatico e potenziale assassino!!!

I reati che mi vengono contestati sono di stalking (612 bis), violenza privata (610) perchè sotto al minaccia di ucciderla l’avrei obbligata a rimettere al querela e maltrattamenti in famiglia (572), per un episodio per cui comunque avevo gia ricevuto ingiusta condanna.

Altro capitolo è quello del Tribunale dei minorenni, delle CTU, degli assistenti sociali, ecc ove non c’è una riga una ove vengo descritto come pericoloso maltrattante ecc, solo come un gran rompico****ni che, nonostante tutta la m***a che ha mangiato non si è arreso all’abuso – questo si continuato! –  messo in opera dalla madre e dal suo legale.

Ad oggi mio figlio e la casa non sono stati ancora “aggiudicati” essendo questo stato affidato ai servizi sociali e collocato presso la casa (indovinate chi e come ha evitato la casa famiglia?) dove vive serenamente con fratelli ecc.

Il regime di 415 bis è partito dopo che “la madre” telefonicamnte comunicava che avevo mandato una mail ingiuriosa e offensiva nei suoi confronti ad una sua parente (email già verificata come inesistente) e che avevo telefonato non so bene a chi e che mi sarei recato “ultimamente” a casa con i carabinieri (già verificato come falso).

Dall’ottobre del 2011 vedo mio figlio una volta a settimana per 1 ora(salvo vere e presunte malattie) grazie al servizio di spazio neutro, monitorato nella relazione.

Nell’estate scorsa, dopo l’inizio della CTU (ove mi sono presentato senza CTP, motivando la scela) “la madre” evidentemente vistasi in difficoltà mi lasciava spontaneamente “il figlio” per oltre un mese, piu ore al giorno, e in alcuni casi anche di notte: lei stessa mi frequentava “in giro” e presso la mia abitazione oltre quello che può essere considerato un consono orario serale, o andando a fare qualche pic nic in XY.

Lei stessa dichiarava: “Ero felice che le cose stessero andando per il meglio, Y era felicissimo di stare con il padre, quando lo riprendevo descriveva entusiasta la giornata, anche io ero tranquilla e felice.”

Di diverso avviso era il “deviato” CTU che descriveva la madre come non capace di discernere le reali necessità del figlio, di pensare esclusivamente alle sue impellenti necessità ludiche, di non rispettare le disposizioni del tribunale maturate proprio sulla scorta delle sue allegagioni (padre violento, psicopatico, assuntore di pesanti psicofarmaci ??? ecc), la quale “madre”, è bene ricordarlo, con tre diverse istanze richiedeva e richiede tutt’ora un affido esclusivo.

Al momento, sono sprovvisto di legale difensore, avendomi il mio comunicato che non se la prende la responsabilità di difendermi e vedermi comunque andare in galera. E’ evidente che è solo una scusa, avendo io terminato ogni minima risorsa economica dopo due anni di legali, tribunali, CTU, ecc. Non posso certo garantirgli il giusto compenso!

Non solo la galera sarebbe una beffa, dopo che gli organi competenti ed indaganti mi hanno permesso di circolare liberamente, nonostante tutto, se solo fossero vere anche solo un terzo le accuse rivoltemi “dalla madre”; è del tutto evidente che le autorità non hanno di fatto tutelato l’incolumità “della madre”, dei suoi genitori e dei di lei figli. Anche una qualsivoglia minor condanna stessa sarebbe una beffa, basandosi solo sulle prove testimoniali del teste accusante dei genitori e di due parenti, falsamente testimoni “presenti ai fatti”.

In conclusione, e per farvi tranquillizare relativamente all’inesistenza del mostro descritto, riporto una testimonianza “della madre” della primavera 2011, dunque a poche settimane dalla nostra separazione, la quale dichiarava con riferimento all’episodio che mi ha visto condannato gennaio 2011, dopo essere stato aggredito: “Mai prima e mai sino ad oggi si erano verificati e si sono verificati episodi ove X mi percuoteva.”

Come scrissi all’unità anticrimine, anticipando degli eventi che poi si sono puntualmente verificati, tutto questo castello di menzogne è strumentale e finalizzato 1) all’ottenimento di congruo assegno di mantenimento 2) ad essere collocataria prevalente del figlio minore tale da potersi tenere anche la casa che – è bene sottolinearlo – è di oltre 200 mq, oltre a giardino e corte.
Insomma è il ripetersi di una situazione che già la vedeva  vincente a seguito di separazione da un precedente marito.

Molteplici potrebbero essere le considerazioni da fare ma oramai, dopo due anni di condivisioni con molto padri, con molte madri ecc lo ritengo assolutamente inutile.

Inutile sottolineare che i reati imputati  “alla madre”sono dei veri e propri regali in quanto accaduti in presenza del figlio ed in ambito familiare: non solo sono da ritenersi lesioni volontarie e percosse ma soprattutto sarebbero da ritenersi  violenze domestiche e atti persecutori, per non parlare poi della sottrazione “casualmente” avvenuta dopo la richiesta di ammonimento.
Dunque non come descrive il PM “inconsapevole di commettere un reato“, ma invero premeditatamente consapevole e di quello che faceva e certa dell’assolutà impunità di cui avrebbe goduto in quanto “donna” e in quanto “madre”.

Ma non vi preoccupate: da mio figlio mi separerà solo la morte, e sinceramente mi sembra ancora un tantino prematura.

Gentilissime Presidente della Camera Laura Boldrini e Ministro Josefa Idem: vi sottoponiamo l’appello che leggerete sotto.

Leggete e poi fate clik sul link e firmate questa petizione importantissima.

https://www.change.org/it/petizioni/gentilissime-presidente-della-camera-laura-boldrini-e-ministro-josefa-idem-vi-sottoponiamo-l-appello-che-leggerete-sotto

Gentilissime
Presidente della Camera Laura Boldrini
E Ministro Josefa Idem

Abbiamo per anni osservato e monitorato la comunicazione in rete e i delitti riconducibili a questioni di genere.

Conosciamo tutto ciò che si muove nel web e sappiamo molto di vittime di violenza fisica e psicologica.

Per arginare la violenza e il sessismo in rete servirebbe una maggiore consapevolezza del mezzo usato. Suggeriamo perciò di avviare una iniziativa che miri all’alfabetizzazione che abbia come obiettivo quello di educare all’uso della rete nel rispetto dei generi, di donne, gay, lesbiche, trans, uomini, persone, di qualunque etnia e cultura e di qualunque estrazione politica.

La rete è usata spesso come luogo di scontro e opposizione politica, di genere, tra squadrismi che nel caso in cui abbiano a oggetto una donna, un gay, una lesbica, una trans o, come nel caso del Ministro Cècile Kyenge, una persona ritenuta “straniera”, esplicitano un odio che è espressione di una mentalità ampiamente diffusa nel mondo reale.

Abbiamo visto persone di qualunque genere, donne incluse, scagliarsi contro persone vulnerabili in episodi di cyberbullismo e cyberstalking che a volte sono costati la vita a ragazzine che non hanno retto il peso di tanta pressione.

Perché questa mentalità cambi è necessario educare al rispetto reciproco nel mondo reale e nella comunicazione in rete.
L’analfabetismo digitale è causa di paure, assenza di rispetto, incapacità di determinare la propria autodifesa. Vulnerabilità, panico, ansia e altre gravi conseguenze psicologiche sono originate spesso dalla non conoscenza. Conoscere significa dunque avere il controllo del mezzo che stai usando.

Per quel che riguarda il mondo “reale”: ricordiamo che dall’inizio del 2013 siamo a #25 vittime (donne) di femminicidio. #7 vittime (uomini) uccisi per vendetta trasversale perché nuovi partner, figli o partner a propria volta, #1 bambina uccisa per incapacità di accettare una separazione. #3 sono le donne che hanno ucciso in queste circostanze e #30 gli uomini che hanno ucciso, la maggior parte dei quali si sono suicidati.

E’ fondamentale che le Istituzioni provvedano, così come dichiarato dal Ministro Idem, a istituire un Osservatorio di modo che si capisca bene di cosa sia fatto il fenomeno che dovrebbe includere nell’analisi dei delitti per questioni di ruolo di genere anche quelli di stampo omofobico/transfobico.

A tale scopo, e per le soluzioni concrete da ipotizzare per disinnescare e arginare questi gravissimi fenomeni, ci chiediamo se non si possano includere le parole “di genere” nella Legge Mancino dove all’Articolo 1 si parla di
“Discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi” e
se non si possa inserire lo stesso concetto “motivi di odio di genere” tra le circostanze aggravanti (dove si definiscono generici “motivi abietti e futili”) dell’articolo 575 (omicidio) del codice penale, volendo includere in questa formula dunque anche i delitti che riguardano vittime gay, lesbiche, trans.

Data l’inefficacia della legge sullo Stalking ci chiediamo se sia possibile considerare l’idea di realizzare delle strutture, o usare quelle di cui già lo Stato dispone, incluse quelle sanitarie, per realizzare terapie – facoltative – adeguate e gratuite, a cura di mediatori e psicologi, che sappiano aiutare le coppie che si separano a superare senza traumi la fase di separazione e sappiano offrire opportunità e nuove prospettive, anche in termini di reddito minimo e abitazione, ai soggetti economicamente deboli che sono altrimenti obbligati a vivere in coppia e sotto lo stesso tetto anche in situazione di grande tensione. Chi perseguita il/la propria ex dovrebbe, secondo noi, essere consegnato/a ad una rete familiare/sociale/istituzionale che sappia distoglierlo/a dall’ossessione nei confronti del proprio e della propria partner. Consegnare alla solitudine, marginalizzare un soggetto che – rancoroso/a e vendicativo/a – potrebbe commettere un delitto, invece, riteniamo non sia affatto utile.

Chiediamo altresì che siano monitorate anche le aggressioni commesse per razzismo e xenofobia e se sia possibile considerare l’analisi della situazione all’interno dei Cie, Centri di Identificazione ed Espulsione, dove le donne migranti, le trans, assieme agli uomini, sono private della propria libertà fino ad un massimo di 18 mesi dovendo vivere in situazioni di estremo disagio. Anch’esse spesso vittime di violenza, sopravvissute a viaggi pericolosi, alla tratta, ad abusi di vario genere, sono private di una reale possibilità di salvarsi.

Vorremmo fossero osservate tutte queste vittime di violenza affinché si possa meglio comprendere quali siano le difficoltà da affrontare e in che modo poter intervenire.

Vorremmo che le violenze fossero osservate nel suo insieme a partire dalla cultura che le caratterizza a prescindere da chi se ne fa portatore o portatrice.

Speriamo il nostro contributo vi sia utile.

Cordialmente

Femminismo a Sud (http://femminismo-a-sud.noblogs.org/)
Bollettino di Guerra (http://bollettino-di-guerra.noblogs.org)
Abbatto i Muri (http://abbattoimuri.wordpress.com/)

 Femminismo A Sud Lanciata da

Femminismo A Sud

Italy

Parliamo di Sanità e documentazioni: il Consenso Informato

La fine della coppia coniugale non significa la fine della coppia genitoriale: questa in sintesi il presupposto su cui si fonda la norma sull’affido condiviso.

Che queste fondamenta solide siano disattese preferendo continuare a costruire fragili palafitte di affidi monogenitoriali, realizzati attraverso la figura giurisprudenziale (e non normativa) del genitore collocatario che ha il pieno “appalto” del figlio, fa il paio con la tradizione di abusi edilizi tipicamente italiana.

In attesa di un “condono familiare” moltissimi genitori non collocatari devono navigare a vista destreggiandosi tra una selva di norme non chiare e confidando nella collaborazione dell’ex coniuge. Collaborazione che – lo ricordiamo – è sempre e comunque nel bene dei ragazzi.

 

Chi vive la condizione di “separat* con figli” può essersi trovato di accompagnare il minore per una visita medica, un ricovero o di essere informato dall’altro genitore della situazione (o non informato – e speriamo siano solo eccezioni, anche se ben sappiamo come stanno le cose in alcuni casi).

Trattandosi di pazienti minorenni il medico deve acquisire il consenso informato obbligatorio per legge rivolgendosi ai genitori per la firma sul documento. Senza la firma del consenso informato il medico non può procedere, fatte salve le condizioni di immediata necessità e pericolo di vita per il paziente.

Cosa dispone la norma a proposito dei consensi informati in tale caso?

Il Codice Civile sancisce che la tutela/potestà sui figli è esercitata di comune accordo da entrambi i genitori (art. 316, comma 2, CC) o da un solo genitore nei casi in cui l’altro genitore sia morto o decaduto o sospeso dalla potestà.

Nei casi di comuni trattamenti medici (visite, medicazioni, ecc.) può essere  sufficiente il consenso di uno solo dei genitori. Questo poiché si considerano questi fatti come atti di ordinaria amministrazione che possono essere compiuti disgiuntamente da ciascun genitore (art. 320 CC). In questi casi il consenso comune è considerato implicito.

 

Situazioni mediche più impegnative che richiedano la somministrazione si sostanze per le quali è necessario un consenso (es mezzi di contrasto o farmaci innovativi) o qualora siano necessarie manovre invasive (interventi e medicazioni avanzate) è necessario il consenso esplicito di entrambi i genitori.

Il caso più semplice ed ovvio è che il minore venga accompagnato da entrambi i suoi genitore e che entrambi siano d’accordo. In questo caso il medico acquisisce il consenso congiunto e procede.

 

NB Il consenso comune è sempre necessario in caso di genitori separati o divorziati o non conviventi, in base al principio che le decisioni di maggiore interesse per i figli relative all’istruzione, all’educazione e alla salute sono assunte di comune accordo (art. 155, comma 3, e 317, comma 2 – CC).

 

 

Poiché il diritto alla salute è primario, l’assenza o l’impossibilità di uno dei due genitori a rilasciare il consenso, (perché ad esempio lontano, impossibilitato a sua volta da condizioni di salute o di lavoro) non può essere una ragione sufficiente per non procedere, e d’altro canto non è prudente sospendere i trattamenti in attesa dell’altro genitore col rischio di generare una situazione di urgenza.

In questi casi è prevista l’acquisizione del consenso del solo genitore presente e capace (art. 317, comma 1 CC). 

 

In queste situazioni il problema, che anche medici e strutture ospedaliere hanno chiaramente percepito, è  quello della prova che l’altro genitore sia effettivamente lontano, impedito o incapace e perciò non possa prestare il consenso.

Acquisire tale prova potrebbe essere semplice: il genitore lontano potrebbe essere contattato telefonicamente ed invitato a mandare un fax in cui con firma autografa esprima il suo parere e confermi la difficoltà ad essere fisicamente presente.

Ove tale prova manchi, occorre, su ricorso dell’altro genitore, di un parente o del pubblico ministero dei minorenni, un provvedimento del Tribunale per i minorenni che sostituisca il consenso mancante dell’altro genitore.

Al fine di semplificare e snellire questa fase, si propone che il genitore presente compili e sottoscriva sotto la sua responsabilità un autocertificazione, attestante la condizione di lontananza o impedimento dell’altro genitore, che deve essere conservato insieme al modulo di consenso.

 

Certo è possibile che nel caso di genitori malevoli o “sottrattivi”  che impediscano o ostacolino la regolare frequentazione del minore con l’altro genitore, vengano negate informazioni essenziali. In alcuni casi per sostenere la tesi che l’altro sia una figura assente. Si sottolinea che le dichiarazioni mendaci sono punibili ai sensi di legge; a tale fine si ricorda che la Cartella Clinica è un atto pubblico, soggetto a controlli da parte degli organi amministrativi regionali, e che la falsa dichiarazione di lontananza o irreperibilità di un genitore è assimilabile al “falso in atto pubblico”.

 

Questo aspetto tra l’altro solleva questioni anche per i presidi sanitari che debbono tutelare se stessi ed i propri dipendenti anche dal punto di vista medico legale. L’attitudine diffusa è quella di avere sempre i due consensi o una attestazione olografa o certificata che motivi l’assenza rilasciata dal diretto interessato.

 

dott.ssa Arianna Brambilla

 

Violenza sulle Donne

violenza sulle donne è vedere tuo figlio di 2 anni che aspetta alla finestra la sorellina che ama e che non può più’ vedere

(laura m)

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violenza sulle donne è sentirsi dire che il tuo compagno sta con te solo perché sei l’unica che gliela da

(arianna)

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violenza sulle donne è non essere mai stata trattata male da un uomo in vita propria, ma la violenza subita dalla ex, dalla sua avvocata, dalla sua neuropsichiatra, da sua sorella e da sua madre non ha eguali

(laura)

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violenza sulle donne è subire una denuncia dalla ex che dice che le avresti detto delle cose per citofono portando sua sorella e sua nipote come testimoni.

(laura)

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violenza sulle donne e’…….abitare in auto, vedersi recapitare un pagamento della spazzatura che riguarda la tua casa assegnata alla ex da ormai 9 anni, e…dopo 10 giorni, vedersi sequestrata l’auto dove vivi.

(sergio)

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violenza sulle donne è la ex che finge di non lavorare, chiede l’adeguamento dell’assegno di mantenimento per se’ citando il tuo stipendio e poi si scopre nel mese di ottobre che è dal mese di aprile che lavora e ha intascato 350,00 euro di mantenimento al mese per se stessa pur non avendone titolo in quanto regolarmente assunta.

(laura)

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violenza sulle donne è sentirsi chiamare “una della cricca delle sfigate” perché sei amica di una nuova compagna

(arianna)

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violenza sulle donne è vedere tuo figlio trattato dai giudici, che agiscono nell’interesse del minore, come un figlio di serie b

(laura m)

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violenza sulle donne è calcolare l’assegno di mantenimento a carico del padre senza tenere in considerazione la nascita di figli da una eventuale seconda unione. il che annulla nei fatti la normativa progressista di equiparazione dei figli legittimi ai figli naturali.

(paolo)

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violenza sulle donne è sentirsi dire dalla commessa di scegliere un vestito più anonimo perché il tuo è il secondo matrimonio e non sta bene festeggiarlo

(arianna)

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violenza sulle donne è venire menzionata nella memoria costitutiva del divorzio dalla ex dove indica l’ammontare del tuo stipendio affinché venga adeguato l’assegno di mantenimento

(laura)

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violenza sulle donne è essere citata nelle memorie costitutive della ex dove dice che tu sei una pessima madre per i tuoi figli

(laura)

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violenza sulle donne è sapere che tutti pensano che lo sapevi a cosa saresti andata incontro quando hai scelto un uomo che aveva già avuto una famiglia, e adesso non ti devi lamentare

(laura m)

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violenza sulle donne è sentirsi dire dalla ex che devi stare al tuo posto perché suo figlio viene volentieri a casa tua e del tuo compagno

(laura)

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violenza sulle donne è sentirsi dire di non stare con un separato perché tanto penserà sempre alla ex

(arianna)

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violenza sulle donne è far credere al mondo che ci sentiamo tutte soggetto debole

(arianna)

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violenza sulle donne è essere costretta ad assoggettarti alla vivisezione delle assistenti sociali nella causa divorzio del tuo compagno

(laura)

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violenza sulla donne è vedere una nonna nascosta in un angolo della piscina che tenta di vedere quanto in quattro anni sia cresciuta sua nipote. che deve mantenere ma non può salutare

(arianna)

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violenza sulle donne è vedersi squadrata in un luogo pubblico dalla ex del tuo compagno che avrà cura di fare commenti sgradevoli con le sue amiche in modo che tu possa sentire

(arianna)

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violenza sulle donne è sentire ex moglie di tuo marito : ” tanto non godrai un centesimo di mio marito” !! infatti 20′ anni di cause !! 😦

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violenza sulle donne è vivere con l’angoscia di essere vittima di false accuse o direttamente o qualcuno della tua famiglia

(laura m)

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violenza sulle donne è nella settimana dal 21 al 31 maggio 2003 incontrare la ex mentre sei con tua figlia di 16 anni e l’altra dirti “sei proprio una puttana” tenendo per mano suo figlio di 5 anni

(laura)

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violenza sulle donne è dover vivere nell’ombra per paura delle ritorsioni della ex del tuo compagno

(laura)

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violenza sulle donne è avere un compagno che non può proteggerti da insulti aggressioni e sputi che ti infligge una ex, altrimenti finirebbe per essere denunciato. lui.

(arianna)

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violenza sulle donne tornare a casa dal lavoro e ascoltare la registrazione della telefonata della ex e sentirla dire “e poi sempre questo rumore di sottofondo così fastidioso” riferendosi a te e tu non sei in casa…..

(laura)

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violenza sulle donne è quando dalla scuola che frequentano anche i tuoi figli ti fan sapere che è meglio che tu non presenzi alle recite collettive per non “turbare la mamma” dei figli di tuo marito

(arianna)

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violenza sulle donne è sentirsi dire “quella lì chi è, un’altra?” dalla ex del tuo compagno quando vi incontra

(arianna)

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violenza sulle donne è sentire che il proprio figlio viene definito “una scelta e non una necessità” e che quindi deve avere quello che rimane

(laura m)

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violenza sulle donne è dover sottostare ai cambi di programma continui che una altra signora imprime alla tua coppia.

(arianna)

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violenza sulle donne è vedere una altra madre gioire quando sa che la vostra bambina ha problemi seri di salute e insegnare ai suoi figli a deridere la sorellastra.

(arianna)

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violenza sulle donne è sentirsi dire, con un bel sorriso soddisfatto, che meriti che il figlio che hai in pancia sia handicappato, per poi vendicarsi impedendo i rapporti padre -figlio se togli il saluto alla signora che è indignata dalla tua maleducazione

(laura m)

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violenza sulle donne è sentirsi augurare un figlio handicappato x aver osato amare l’uomo scartato da un’altra

(arianna)

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violenza sulle donne è pretendere che tu sia muta e invisibile per non turbare una ex perché tu sei solo la seconda moglie

(arianna)

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violenza sulle donne è quando le istituzioni ti dicono di sopportare gli insulti

(arianna)

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violenza sulle donne è essere insultata pesantemente durante la festa di compleanno della figlia del tuo compagno solo perché “hai osato” accettare il suo invito e presenziare

 (adriana)

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violenza sulle donne è beccare una denuncia che l’hai rincorsa con un coltello chiamando la polizia e andare scortata a prendere il bimbo all’asilo, ma c’è un solo problema che lei e il bimbo sta a chieti e io stavo a torino stessa ora e stesso giorno della denuncia ho preso una multa perché fumavo nella stazione a torino, ma ho avuto una sospensione di 7 mesi che non ho visto mio figlio, non sapevo che esistono coltelli lunghi 800km

(michele)

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violenza sulle donne e vedere la ex aggredire la madre perché ha osato schierarsi con l’ex genero a difesa dei nipoti

(stefano)

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violenza sulle donne è piangere tutti i santi giorni come un bambino e mettere un cappio in casa e guardarlo tutti i santi minuti e aspettare e sperare che ti vanga il coraggio

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violenza sulle donne è essere diffamata presso i tuoi amici e conoscenti in continuazione

 (adriana)

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 violenza sulle donne è sentirsi dire che tu sei solo una povera concubina invidiosa

 (arianna)

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violenza sulle donne è sentirsi deridere da un’altra donna (madre) che ti definisce “ormai troppo vecchia per avere figli” e anche “sterile”

(adriana)

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violenza sulle donne è quella dei magistrati che non leggono le memorie e decidono che la prima ex moglie ha sempre ragione

(stefano)

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violenza sulle donne è ricevere email contenenti intimidazioni e minacce di essere denunciata in base a farneticazioni deliranti

 (adriana)

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violenza sulle donne è vedersi rimettere l’incarico dall’avvocato perché non vuol perdere e si sa che le ex mogli han già vinto in partenza

(arianna)

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violenza sulle donne e’ leggere su una bacheca di facebook che “le nuove compagne senza figli sono delle mignotte che andrebbero asfaltate”

(adriana)

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violenza sulle donne è veder tua figlia piangere perché il suo papà deve scegliere ogni 15 gg se stare anche con lei o vedere l’altra sua figlia

(arianna)

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violenza sulle donne sono le decine di migliaia di false denunce per stalking, molestia e violenza sessuale

(fabrizio)

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violenza sulle donne è essere accusati di stupro a distanza di sei mesi perché quel giorno non hai usato il preservativo

(fabrizio)

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violenza sull’ (intelligenza delle) donne è sentire certi esperti dire in tv che “le donne non sono capaci di commettere violenza”

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violenza sulle donne è sostenere che noi tutte vogliamo le quote rosa. non è vero

(arianna)

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violenza sulle donne è censurare la voce di chi la pensa diversamente da “se non ora quando”

(arianna)

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violenza sulle donne è sentirti dire che sei nemica delle donne perché non sei solidale con tutte le donne!!! (ma con chi devo essere solidale lo decidete voi? e chi siete voi???)

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violenza sulle donne è la madre che castra psicologicamente il proprio figlio

(fabrizio)

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violenza sulle donne è la moglie/madre che allontana il figlio dal suo legittimo padre

(fabrizio)

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violenza sulle donne è lucrare sulla sofferenza delle donne sfruttandole ancora una volta con la falsa retorica del femminicidio, cavallo di battaglia per i/le nuovi/e mestieranti della fuffa in cerca di una collocazione post-elettorale…

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violenza sulle piccole donne è insegnare alle figlie ad accalappiare e spennare un maschio fornendo un chiaro esempio pratico

(arianna)

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violenza sulle donne è leggere su un libro che la violenza è maschile perché la sessualità maschile è per sua natura violenta e pervasiva

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violenza sulle donne è una madre che insegna alla figlia che gli uomini si possono solo odiare, a cominciare dal padre

(adriana)

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violenza sue donne è sapere che quando tuo figlio sarà grande non avrà diritti

(arianna)

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violenza sulle donne è ritenere indispensabile fare un figlio x avere senso nella società

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violenza sulle donne è sentir ripetere dalla mattina alla sera in ogni dove che la violenza è maschile

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violenza sulle donne è sentirsi dire che tu vuoi “la tua fetta” per “sollazzarti” e “comprarti la lingerie”, quando invece hai solo conti da pagare, il c/c in rosso perpetuo e ansie lavorative dalla mattina alla sera; in compenso chi riceve sussidi pubblici – che anche tu paghi con le tue tasse (sussidi ai quali tu non hai diritto, perché lavori, ergo…) si permette di sindacare in continuazione come conduci la tua vita e persino di farti “i conti in tasca”

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violenza sulle donne è utilizzare la propria sessualità come strumento di gestione, ricatto e dominio psicologico sull’altro

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violenza sulle donne è assistere impotente al doloro del tuo compagno il giorno di natale quando la ex non lo fa parlare col figlio/a

(laura)

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violenza sulle donne e’….avere una madre 80enne che sa’ di non poter stare sulla faccia della terra ancora x molto e ti dice :-” e io cosa c’entro?… perché non posso vedere i miei nipotini? “

(sergio)

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violenza sulle donne è il godimento di distruggere (nascondendosi vigliaccamente dietro una legge fatta per quelle donne che veramente soffrono) il proprio uomo al solo fine economico annientandolo psicologicamente e fisicamente e usando anche i figli come arma per infilargli il dito nella ferita e girarlo e rigirarlo fino a vita natural durante. perché la legge è dalla parte delle donne (cioè solo dalla mia parte) che di donne non hanno neanche l’ombra.

(gerardo)

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violenza sulle donne è chiederci di odiare gli uomini. a noi piacciono!

(arianna)

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violenza sulle donne è sentirti dire che una donna ha più diritti di te perché lei è madre e tu non lo sei

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Violenza sulle Donne 5

Violenza sulle donne è sbandierare la presunta sterilità di una altra donna: stai offendendo le sue scelte o ridicolizzando il suo stato di salute

Violenza sulle donne è interferire con gli spazi di una coppia perchè l’ uomo di quella donna non ti vuole piú (e magari l’hai cacciato tu)

Violenza sulle donne è deriderne il nome o il cognome. Sono elementi della sua identità e non ti appartengono.

Violenza sulle donne è pretendere che si omologhino al modo di pensare di un gruppo di altre donne solo perchè è numeroso.

Violenza sulle donne è chiedere di coprirsi a chi invece è orgogliosa di far vedere il proprio corpo.

Violenza sulle donne è sentirsi dire da una altra donna come dovresti fare l’amore se e quando

Violenza sulle donne è sostenere che una donna è meno madre di te perche i suoi figli son nati dopo i tuoi.

Violenza sulle donne è diffamarle e poi negare di averlo fatto

A cura del collettivo

Alice nel paese del genoma – Io voi o il peperoncino?

2 novembre 2012 di

Un giorno un uomo, in una terra occupata dal nemico, ha detto: Io sono la Verità. Ha detto anche che le donne dovevano essere libere di portare i capelli sciolti e che i bambini erano i primi, perché puri. Ha dato il più importante compito dopo la sua morte a una donna, e cioè di annunciare la sua Resurrezione. Ha anche detto che gli ultimi dovevano essere protetti, e rimproverato i sacerdoti della sua terra per il loro potere di materia. Un giorno quell’uomo ha preso a calci i mercanti fuori dal Tempio.

Prima ancora un altro uomo lo aveva riconosciuto e battezzato. Quell’uomo era l’ambasciatore di Dio: aveva girato, preparato il popolo all’arrivo dell’uomo che avrebbe parlato di Verità, Libertà e Giustizia. Una rivoluzione per quell’epoca, ne parliamo ancora oggi e sempre. Quella terra che è la Palestina, è ancora occupata oggi, ma non per sempre.

Un giorno un uomo ha detto: chi non lotta ha perduto.

Un giorno un uomo ha detto: il potere è globale. Di giorno ci rendono la vita un inferno, ma la notte è nostra.

In sintesi i miei punti di riferimento base, ne manca solo uno. Mi è stato “ordinato” di non descrivere i miei punti di riferimento e io lo faccio. Oltretutto mi sembra necessario per aiutare a capire. Sono più di dieci anni che lotto attivamente, come scelta volontaria, per difendere i bambini. Ma prima ho studiato e continuo a farlo. Sono entrata in Italia dei Valori dopo accurata analisi politica, per stimolare leggi a favore dell’infanzia e della famiglia. Era l’unico partito non intaccato dal sistema nel settore di cui mi occupo. Anche se a un certo punto si è aperta una breccia. Sono entrati i vandali e qualcuno gli ha aperto la porta. Mentre questi proseguivano prepotenti e incauti, io osservavo (e osservo) i movimenti di quelli che hanno aperto la porta. Hanno cercato di bloccare in tutti i modi le mie azioni e di isolarmi, ricordate il branco di iene? Ma quello è un frammento di qualcosa altro di molto più complesso. Ho cercato più volte di spiegare ai lettori inferociti per le posizioni di alcuni di IdV, che un partito è qualcosa di complesso. Oggi grazie a tutto il can can che ci riguarda, posso spiegare meglio a cosa mi riferivo.

Mentre insieme alle persone per bene del mio partito e nella mia regione, preparavamo mozioni che poi sono state approvate nel Comune di Trieste, per aumentare gli asili nido aziendali, fare entrare anche i bambini stranieri al nido, progettare e realizzare condomini per mamme e papà separati, alcuni si muovevano nell’ombra per impedirmi di andare a parlare al famoso convegno di Grado delle donne, vera pietra dello scandalo. Il perché basta andarselo a cercare in rete che è un fiume di informazioni. Siccome di nascosto non ci sono riusciti perché gli interlocutori facevano orecchie da mercante, si sono dovuti palesare ed è uscito quel documento in rete di censura a mio danno, da parte del coordinamento donneidvtoscana. Lo stesso coordinamento che in seguito se ne è uscito con quel palese falso sulla mia intervista a Unimondo.org. Non bisogna dimenticare questo quando si prepareranno le liste elettorali e di certo gli elettori se lo ricordano. E mica perché lo hanno fatto con me, ma perché potrebbero farlo con chiunque. E siccome da sole non ce la facevano, come hanno creduto all’inizio, hanno chiesto aiuto a un “onorevole” che è accorso in aiuto delle povere vittime con sistema da santa inquisizione, e mi ha ripreso per la mia posizione fuori dai ranghi e poco professionale come dirigente. Detto da uno che si presenta quasi completamente nudo sulla sua pagina facebook e che per evidenti motivi, non conosce il significato della parola onorevole, ti fa pensare.

Indigeste per loro la mia posizione sul condiviso e le adozioni gay. Non mi hanno mai contrastato con elementi tecnici ma con ciance, manipolazioni e nascosto. E questi dovrebbero rappresentarmi? Ma la ciliegina sulla torta l’hanno messa sul Convegno Nazionale per la banca dati dei pedofili, che è stato ostacolato dall’inizio in un modo veramente speciale da gran professionisti. Il che nel mio sistema di valori non è certo un vantaggio. Tipo:  “ti faccio credere una cosa che non è”. Noi siamo andati avanti nella preparazione e a un mese dal Convegno è scoppiato il bubbone perché hanno capito che noi facevamo sul serio. Sono partite le intimidazioni: molti uomini hanno preso paura, le donne si sono arrabbiate. Ci siamo sentiti dire che  “avvicinare il nome del Presidente Di Pietro alla nostra iniziativa/locandina era lesivo della sua immagine e di conseguenza del partito”. Un convegno che finalmente parla di chi sono i pedofili e come iniziare a attrezzarsi contro la pedofilia? Dovrò chiedere al Presidente cosa ne pensa prima o poi.

Si tratta della stessa persona che  all’esecutivo di Vasto ha ben pensato che le coordinatrici donne non dovessero partecipare per la prima volta in anni.

Ovviamente il Convegno noi lo facciamo e sarà la prima volta in Italia che si parla di una banca dati dei pedofili italiana e di un pool anticrimine specializzato. Ci saranno i migliori tecnici della materia in Italia e il senatore Luigi Li Gotti che è uomo di grande esperienza in materia, il migliore in Italia contro la pedofilia tra tutti i politici e non solo. Va da sé che tutto verrà a galla. Anche le loro future violenze che sono di sistema dentro IdV.

Chi ha paura di Antonio Di Pietro e Beppe Grillo?

L’accoppiata, se ben giocata, promette benissimo.

Dott. Valentina Peloso Morana

Italia dei Valori Friuli Venezia Giulia

da Femminismo a Sud FikaSicula is dead

Questa mattina, come ormai di consueto, noi di MFPG andiamo a leggere il blog di Femminismo a Sud. Immediatamente rimaniamo colpite dall’articolo che leggiamo che ci coglie impreparate e che ci lascia esterrefatte. Lo riportiamo qui di seguito.

Chi volesse può leggere il loro blog qui

Ed ecco l’articolo citato

FikaSicula is dead

[Cogliete l’occasione per dare un’ultima occhiata anche alla mia tetta. Ogni taliata un euro da mandare ad autistici che oggi ha riaggiustato il server. Grazie.]

Io leggo questo  e questo e mi rendo conto di stare in un altro pianeta. Penso al femminismo queer, alle lotte di genere, alla precarietà, alle sovversioni mediatiche e comunicative, alle lotte di intere generazioni di tutti i sessi, allo stato/nazione che esiste solo per la repressione e non esiste più per le merci, al fatto che da prima di Genova, il g8, si parla di pensare globale e calare le lotte sul locale e mille altre questioni impellenti e imminenti che mi/ci interessano.

Poi penso all’Italia e vedo un branco di persone che dice di difendere i diritti delle donne chetallonano una donna in modalità da crociata per farle correggere “registro” del suo blog. Penso agli obiettivi del femminismo italiano o quanto meno di alcuni femminismi o presunti tali che gravitano in Italia:

– chiudere una pagina facebook in cui si parla di padri separati (questo è un obiettivo primario per alcune).

– eliminare la Pas dalla faccia della terra (e siamo noi ad aver inserito l’argomento in circolo salvo trattarlo in senso antiautoritario come mille altre questioni, perchè sganciato dal resto è solo un nuovo elemento utile per demonizzare vite, gente, persone). Eliminarla salvo ricorrere a metodi autoritari e censure e pesante persecuzione delle persone che non usano un lessico di un certo tipo e problematizzano questa cosa invece che archiviarla come si trattasse di articoli ricorrenti in uso ai mostri.

– rincorrere il 50/50 di uno Stato che non conta un cazzo, di un governo che non conta un cazzo, di un paese, l’italia, che non conta un cazzo, nello scacchiere della politica internazionale. Mentre siamo totalmente succubi, in ipocrite e finte parvenze di democrazia e sovranità territoriale, delle decisioni che vengono prese altrove, nelle banche, multinazionali, fmi, g8, bce. Qualcuno lo dica alla Terragni, per favore, che chiacchierare con la santanchè e bruciarsi l’ultimo pezzo di utenza che le è rimasta non vale la pena. A lei che chiede il bipartisanismo in nome della fika perché noi che ce l’abbiamo siamo tanto brave. Infatti la Fornero è braverrima, si sa, e tutte quante non vediamo l’ora di vederla e di dirglielo. Di persona.

– inserire in classifica il termine femminicidio nel devoto-oli o nello zingarelli oltreché nel frasario di calciatori fascisti anche se nessuno di loro sa che significa. Qualcuna, le autoritarie, vogliono farlo diventare un’aggravante per punire i morti. perchè la maggior parte dei femminicidi finiscono con il suicidio del colpevole. dunque avremo un’aggravante per punire i cadaveri il che vuol dire che li seppelliremo aggravando il peso della lapide sulla quale scriveremo Tiè.

– rompere le ovaie a noi per la nostra “non-linea”, sul fatto che ciascun@ di noi, vedi tu che insolita libertà, può scrivere sullo stesso blog il cazzo che le/gli pare. romperci le ovaie in ogni dove. sul blog, su facebook, in qualunque posto.

– riesumare le “storiche” per accreditare teorie femministe vecchie quanto il cucco e convincere tutte che l’obiettivo massimo da portare avanti sia la “rappresentanza” e sia quello di coprire i culi delle modelle anche se le modelle se ne fottono di mostrare il culo.

E nel frattempo le migranti vanno a morire, in ogni posto entro i confini della civile europa a cui talune si beano di appartenere. E nel frattempo di lavoro non ce n’è e l’economia è fatta per privilegiati in barba alla gente come noi. E nel frattempo succede il finimondo in ogni nazione e in ogni Stato e noi siamo qui a essere costrette a dibattere sulle politiche di condominio di un femminismo provinciale che filtra pure le pubblicazioni straniere che dobbiamo andare a recuperare altrove. E per fortuna che conosciamo le altre lingue perché altrimenti sai che tristezza andare in libreria a leggere le stronzate di Se Non Ora Quando e i libri in cui si parla sempre delle stesse cose. Con qualche eccezione che sentiamo il bisogno di citare di tanto in tanto.

E nel frattempo i fascisti in ogni campo recuperano terreno e non di nome e nei corpi ma nella cultura e nei metodi perchè fasciste sono anche tante donne che moralizzano, fanno le ronde reali e virtuali, e poi vengono a dire a noi cos’è femminismo e cosa non lo è.

E nel frattempo le destre e gli autoritarismi permeano ogni angolo sulla faccia della terra e noi siamo ancora qui a essere obbligate a spiegare perché delle primarie non ci piace niente e perchè votare per un governo che non governa nulla non serve a niente e perché le persone che fanno scelte contro le donne poi non possono chiedere il voto alle donne così come le persone che assumono decisioni contro tutta la gente che lotta ogni giorno, i movimenti, chi esige e rivendica diritti, non possono venirci a chiedere nulla. proprio niente.

Se il femminismo italiano è questo io sono antisessista e antifascista e antirazzista e antispecista e antiautoritarista e me ne sbatto di chiamarmi femminista.

Se a questo ci siamo ridotte: a dover litigare, e spiegare, e rispondere a interrogatori idioti ogni due minuti per avere la libertà di esprimere una opinione allora bisogna anche ripensare i metodi di confronto tra questi presunti femminismi. Si torna alle assemblee reali, magari, ché ce lo dicano in faccia che l’unico modo in cui si può parlare delle questioni è quello di rispolverare metodi medioevali e forconi con tanta voglia di linciaggio forcaiolo che c’è da ogni parte.

I movimenti in generale, non solo il femminismo, sono alla deriva se perfino quelli di anonymous, che dovrebbero avere ereditato un po’ di etica hacker, non fanno che esaltare il proprio ruolo di giustizieri del web consegnando all’attenzione del pubblico gli indirizzi e i nomi e i cognomi di gente che magari non è d’accordo. Ché poi, mi chiedo, ripensando agli scoop su silkroad, che gli hacker fossero così inclini a cercare la gente per consegnarla ai militari a me è del tutto nuova ma tant’è. generazioni differenti e diversi metodi e su questa cosa prima o poi bisogna un po’ rifletterci.

Ma a parte questo è diventato tutto un grillismo e grillare e fare dell’indignazione la sostanza politica delle cose, senza approfondimenti, senza ricerche, senza voglia vera di andare oltre e di produrre proposta culturale e politica, senza la voglia di ascoltare, mentre ti strillano se solo osi dire “ma” o se non usi il tono urlato che a me viene da usare adesso perchè ne ho abbastanza, ed è un susseguirsi di narcisismi in cui o con me o contro di me e addio alla pluralità e alla democrazia perché ogni cosa diventa una ideologia. Finanche la lotta contro la violenza sulle donne e questo un po’ mi spiazza. Mi spiazza pensare che non c’è libertà per la dialettica interna, che non ci si può confrontare tra diversi modi di pensare, che esistano dei mostri comunicativi liberati che producono scandali televisivi al servizio di programmi trash della tv. Mi spiazza e devo chiedermi quanto anch’io ne sono responsabile, e me lo sono chiesto, se ho contribuito a creare questa merda di clima culturale cristallizzato, asfittico, colmo di dogmatismi, volto verso pericolose derive autoritarie e dopo che me lo sono chiesto poi impiccarmi, magari, giacché pare non sia lecito ripensarsi e rimettersi in discussione in un discorso pubblico, intellettualmente onesto, senza incorrere nell’ira di fan che sentono tradito l’obiettivo unico che li animava e le faceva esistere. Fan che pensano che un luogo di ricerca collettivo costantemente in progress, così è da anni, come Femminismo a Sud sia diventato un reality in cui a loro basta dire che sei “nominat@” e dovresti morire seduta stante. Fan che all’obiettivo del femminismo da condominio (virtuale) accreditato aggiungono:

– cagare il cazzo costantemente e abbattere la pagina facebook di femminsmo a sud esattamente come facciamo con quell’altra pagina dei soggetti di cui sopra.

E c’è bisogno in modo assurdo di icone da canonizzare e distruggere ed è così che un nick come il nostro, che è e resta collettivo, per quello che mi riguarda, a me che ora lo uso, torna scomodissimo perché è diventato il catalizzatore di tanto odio e amore e se prima era utile affinché aiutasse a liberare le idee perché non ci si concentrasse sul nome, i titoli accademici e le persone che le diffondevano, oggi è diventato una trappola, una prigione entro cui le idee muoiono e vengono considerate solo in rapporto a chi scrive e non in rapporto a cosa si scrive. Pensate a quale livello di delirio siamo arrivati se un nick come FikaSicula è diventato per certune/i questo.

Dunque bisogna che FikaSicula muoia e muoia senza alcuna esitazione. Muore FikaSicula e si liberano le idee perché FikaSicula si è rotta le ovaie di fare da catalizzatore di tutta la merda del web e perché chi sa qualcosa di mediattivismo tanto quanto ne so io sputerebbe su un nick così come su hegel quando il nick diventa rappresentativo di una qualunque “autorità”. FikaSicula non è. Non è mai stata. Non ha in mano le sorti del mondo, i destini dell’umanità e tutto quello che vuole è continuare a esprimere le sue idee. Ovunque.

FikaSicula is dead. Lunga vita al collettivo FaS.

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Posted in AntiAutoritarismiComunicazioneCorpiCritica femministaR-esistenze.

9 comments

By fikasicula – ottobre 30, 2012

Qui di seguito riporto alcuni commenti che sono stati scritti in seguito alla pubblicazione nel nostro gruppo Facebook del link dell’articolo…

  • Fabrizio Marchi una posizione davvero coraggiosa…anche se, ne ero convinto da tempo, si sarebbe resa prima o poi inevitabile, data l’evoluzione del suo pensiero (e della sua prassi). E’ stato prima e non poi, e questo rende la sua scelta ancora più coraggiosa… Da parte mia porte aperte, come si suol dire…
  • Spartacus Stark Io sono molto piu’ terra terra e sinceramente il suo articolo sembra essere dalla parte della giustizia a prescindere dal sesso o sbaglio?
  • Laura Besana Bravo Spartacus Stark il suo articolo è contro la prevaricazione e la violenza che si subisce
  • Spartacus Stark Azz è molto brava a scrivere…
  • Arianna Brambilla Veramente!
  • Laura Besana Quello che descrive Fikasicula è una violenza in piena regola, la stessa violenza che noi Donne di MFPG abbiamo subito da aprile in poi per mano prima di quattro comari inacidite, in gruppi dai quali siamo state bannate e così pure su un gruppo i cui amministratori ogni tanto vengono qui a deliziarci coi loro inutili sermoni su quanto sono bravi loro a fare questo o quello. La stessa violenza che subiamo mediaticamente perchè schierate contro un femminismo che vuole le donne deboli e quindi bisognose di sostentamento, ma allo stesso tempo padrone del prodotto dei loro uteri, pronte a brandirli come simulacro di santità…..Diciamo che siamo schifate per quello che abbiamo subito, e che non tollereremo oltre.
    • Arianna Brambilla senza parlare del copia incolla di post nostri, puntualmente dileggiati anche con accostamenti offensivi verso personaggi pubblici….. dimenticando che dalla rete NIENTE SPARISCE PER DAVVERO
    • Ettore Panella Beh! Il fatto che mostrare il seno sia stato considerato da fikasicula un atto di “disobbedienza civile” mi conferma che il femminismo è sempre più nelle mani dei moderni savonarola, complimenti sia per il gesto sia per il seno e con questo so di sfidare il bigottismo imperante. A me la gente che ama ragionare piace molto anche se non sono d’accordo, anzi trovo più interessante discutere proprio con chi ha idee che non condivido, c’è sempre qualcosa da imparare o un punto di vista diverso.

ΦφΦ

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„Il padre “rifiutato” dalla figlia davanti scuola: “Vi racconto il mio inferno“

Padre separato rifiutato da figlia scuola media Mestre

Il padre “rifiutato” dalla figlia davanti scuola: “Vi racconto il mio inferno”

Da luglio 2011 l’undicenne ha troncato ogni rapporto con lui. L’avvocato Delmonte: “Manipolata dalla madre”. L’uomo, in affidamento congiunto: “Voglio darle il diritto di avere due genitori”

di Gabriele Vattolo – 19 ottobre 2012
L'avvocato Tomas Delmonte

L’avvocato Tomas Delmonte

Mestre come a Cittadella? Forse. Certo, la storia della bambina di undici anni che si è rifiutata di parlare con il padre martedì scorso fuori dalla scuola media Giulio Cesare, anche se non in punta di diritto, qualche assonanza sembra avercela. Al centro, però, rimane sempre una bambina, con i suoi diritti e i suoi bisogni. Per questo suo padre, che quella mattina ha avuto un alterco con una professoressa dell’istituto che non gli permetteva di parlare con la figlia, ha voluto spiegare come sono andati i fatti e l’inferno personale in cui è piombato da quando, da luglio 2011, la piccola non ha più voluto recuperare un rapporto con lui.

“Prima di tutto il mio assistito sente il dovere e non il diritto di essere genitore – spiega l’avvocato veronese Tomas Delmonte – Per questo si trovava davanti alla scuola. Per questo spesso si è ridotto a salutarla con la mano in lontananza”. Una storia complessa, come tutte le storie che hanno origine da una separazione. Papà e mamma della undicenne si separano sette anni fa. Consensualmente. Poi, in questi anni, nei confronti dell’uomo partono undici denunce, tra segnalazioni della scuola (di carattere amministrativo) e esposti della coniuge. Nove di queste vengono subito archiviate.

Nel 2006 arriva la prima denuncia, poi nel 2008 la richiesta della donna di togliere la potestà genitoriale al compagno. Passano due anni. Il tribunale dei minori rigetta il ricorso della madre, togliendo anche l’obbligo di pagare l’assegno di mantenimento al padre, in quanto, avendo l’affidamento condiviso, il 40% del tempo la piccola lo passa con lui. Nel 2010, poi, parte una segnalazione dei servizi sociali che, sulla scorta delle dichiarazioni della madre, avverte la Procura che qualcosa non andrebbe per il verso giusto. Si arriva al 2012, con la richiesta del tribunale dei minori di approfondire la situazione, attraverso anche degli incontri “congiunti” tra tutti e tre i soggetti in campo: madre, padre e figlia.

Nel mezzo, però, qualcosa è successo. La figlia da luglio 2011 non vuole più parlare con il padre. Il motivo? Mistero. Secondo l’avvocato Delmonte tutto è da ricondurre al tentativo “scientifico” della madre di tagliare ogni legame della bimba con lui. I servizi sociali quindi non possono far altro che “fotografare” la situazione e, a fine settembre, consegnare la propria relazione al tribunale.

“Io mi espongo non per me. Ma per mia figlia – spiega l’uomo – perché lei ha diritto di aver un padre e una madre. Con questo comportamento, invece, la mia ex compagna non le permette di aver un altro punto di riferimento”. Nessun “teatrino”, nessuna azione eclatante. E nemmeno nessuna denuncia: “Zero a zero vince il genitore affidatario (la madre, ndr) – spiega l’avvocato Delmonte – noi vogliamo invece che siano salvaguardati i diritti della bambina”.

Come? Dopo undici tra denunce e segnalazioni in cinque anni, dopo aver perso il rapporto che aveva con la figlia, il padre della undicenne ha depositato istanza di divorzio in tribunale. In modo da determinare un altro processo “parallelo” alternativo a quello già in piedi al tribunale dei minori. Con una peculiarità però: la sentenza del tribunale Civile è “più forte”. In questo modo il legale del padre depotenzia il procedimento attualmente in corso. La richiesta è di ottenere l’affidamento della figlia, anche se non esclusivo, e che la stessa venga ospitata per tre settimane in una casa famiglia con personale qualificato che permetta l’attuazione del cosiddetto “metodo Washak“, in cui si aiuta il bambino a recuperare un rapporto con il proprio genitore. Una pratica sperimentale in voga negli Stati Uniti.

Tra passaggi legali e rapporti dei servizi sociali, però, la protagonista della storia è sempre lei: una bimba di undici anni contesa. E un padre terrorizzato dall’idea di non vederla più.

Fonte mestre.veneziatoday